Ecco la seconda parte del racconto di Serena Panzeri di Arm Candy Italy. Potete leggere la prima parte qui.
Conoscendo Patrick Dempsey ho conosciuto un uomo che arriva al circuito canticchiando e ti offre un caffè o si ferma per due chiacchiere, interessandosi se stai bene ed è tutto ok visto che sei lontana da casa.
Un uomo che ama interagire con le persone, ama conoscerne le storie, si interessa della loro salute.
Un uomo diventato famoso e sex symbol improvvisamente e inaspettatamente, che sa di essere sbocciato con gli anni e tante volte inconsapevole del fascino che esercita sugli altri.
Uno a cui sfilano davanti centinaia di volti, facce, tutti che gli chiedono qualcosa.
Ma che ti riconosce se ti vede e ti viene incontro per un abbraccio e un bacio sulla guancia se non è assediato da un’orda di fanciulle urlanti.
Andare nel Maine è stato un viaggio emotivo molto forte, a livello personale, Boston è stata una città amara per la mia storia familiare. Il Maine ha guarito un po’ di cose.
Entrare nel Patrick Dempsey Center e ricevere mille abbracci, un calore umano di chi sa cosa hai passato e non vuole sapere perché sei lì.
Ci sei e questo basta a fare di te una di loro.
E tutti i Dempsey sono così.
“Mary Hugs” è un’espressione semplice ma quanto mai vera.
Un misto di senso materno, carisma, euforia, empatia. Mary è il cuore che batte del Dempsey Center.
Patrick è la scintilla che ha voluto iniziare tutto.
Prima ancora di aprire il suo centro, ha donato la sua faccia e la sua persona come ambasciatore della lotta e prevenzione ai tumori.
Macina migliaia di chilometri in bici per eventi benefici. Si presta a spot pubblicitari per i temi più sensibili, anche a carattere sociale.
Negli Stati Uniti, oltre ad essere uomo immagine Porsche, è stato anche testimonial di campagne per la sicurezza sulle strade e di sensibilizzazione sull’attenzione e la prudenza nella guida.
Uccidere il suo personaggio su una Porsche, in quel modo… ha fomentato una rivolta anche tra colleghi attori e critici televisivi, sportivi e non: Shonda non è stata molto delicata nella scelta. Anzi, è stata alquanto inopportuna e ha rafforzato l‘idea di aver agito per una ripicca personale. Ma questa è digressione e disillusione personale.
Ho tanti ricordi della Dempsey Challenge, emozioni forti che è difficile esprimere.
“Non è una sfida se non ti cambia”, recita il motto dell’evento. Non c’è verità più semplice di questa.
Mi ha colpito il senso di comunità, l’onda d’urto dell’evento, lo spingersi al limite e oltre perché hai un obiettivo e qualcosa per cui lottare.
Il carisma di Patrick e delle sue sorelle, i discorsi di lui con la voce strozzata dall’emozione davanti alla sua città natale, a gente che lo conosce non come star ma come quello che pescava nel fiume, che ha rotto i vetri alla vicina, che girava facendo marachelle.
Tutte le persone che lo cercano e lo trovano, che gli raccontano delle loro famiglie, dei loro malati, delle persone che hanno perso, che lo fermano mentre va in bici.
E lui ascolta tutti, a volte grattandosi il naso perché intimidito dall’attenzione, naso che diventa un po’ rosso, sintomo che l’emotività ha preso il controllo e le lacrime sono vicine (mai pianto tanto in vita mia).
Ho percorso gli ultimi 30 km della Challenge con Patrick ed altre persone.
Paesaggi stupendi e il finale più emozionante: il ponte che ti porta all’arrivo.
Sono appese le bandierine in memoria dei cari per i quali facciamo la Challenge.
Arrivare lì è un viaggio nel viaggio. Si smette di parlare e si capisce che si è alla fine.
Ho visto la bandierina che avevo fatto per mio padre e mi sono commossa.
Qualcuno mi ha sfiorato e alzando gli occhi ho visto la mano tesa di Patrick.
Ce la siamo stretta e ha ringraziato me, come ha fatto con tutti quelli del gruppetto, per aver pedalato con lui.
È uno dei ricordi più belli che ho.
Ci sono cose per cui vale la pena fare cose un po’ folli, ci sono cose che ti cambiano. Si chiamano sfide e ho deciso di cogliere quella di sostenere Arm Candy Italy e la Dempsey Challange tramite #SaveDerekCon. Chi coglie la sfida con tutti noi?