“Ciao Caterina,
ti scrivo perché spero tu possa aiutarmi. Ho continui attacchi di rabbia ingiustificati e non riesco a venirci a capo. La cosa che più mi fa soffrire è che me la prendo sempre con il mio compagno che è la persona che amo di più a questo mondo. Mi rendo conto che questi miei attacchi d’ira lo destabilizzano e ho paura di perderlo. […].”
Penso che la rabbia sia l’emozione che più ci destabilizza nella nostra vita quotidiana.
Ogni giorno parlo con persone e mi rendo conto che è l’emozione che più combattiamo.
La rabbia è tra le sette emozioni definite primarie. Secondo gli studi di Paul Eckman ciò che scatena la rabbia è comune a tutte le situazioni. L’elemento scatenante è un ostacolo verso un nostro obiettivo. Sinceramente, trovo questa descrizione troppo superficiale, e, come esperta di emozioni, sono andata più in profondità.
Personalmente ho sperimentato la rabbia. Si quella rabbia che ti porta ad autodistruzione. Per chi mi segue sa bene che ho passato un periodo tra ansia e depressione e certamente non mancavano gli scatti di ira. Si, una rabbia verso me stessa e verso il mondo. Sono quei momenti in cui il cervello sembra spegnersi, e il tuo obiettivo e vomitare in faccia a tutti ciò che pensi. Poi in realtà non è realmente ciò che pensi, ma i pensieri sono talmente confusi, la sensazione allo stomaco è talmente forte che le parole escono da sole. E finché sono solo parole va tutto bene, quando invece iniziano a volare oggetti o si comincia a fare azioni violente non va più bene.
Chiaramente nel momento in cui si compiono azioni dettate dalla rabbia entriamo nel patologico. Ma vi garantisco che nella quotidianità noi facciamo già tante cose dettate dalla rabbia. Anzi ci sono persone che dietro un’immagine di tranquillità nascondono invece delle tendenze di aggressivi passivi.
Ora facciamo un po’ di ordine.
Da dove viene questa rabbia e perché abbiamo queste esplosioni incontrollabili?
Chiaro è che ognuno ha la sua storia al riguardo, ma tendenzialmente la rabbia nasconde un disagio interiore non risolto dovuto a frustrazione, abbandono, perdita e soprattutto rifiuto.
Teniamo presente che queste cinque cause scatenanti possono essere vissute in diversi modi dalle persone e vi garantisco che a volte basta poco per rimanere segnati per tutta la vita.
Non è mai la cosa in sé che causa rabbia, ma il significato che diamo a quella determinata situazione. In più succede anche che il nostro pensiero compie anche delle equivalenze complesse non reali del tipo: “ha fatto questo quindi vuol dire che..”.
Prendiamo una situazione come esempio.
Chiamo mio marito e non risponde. Riprovo e non risponde. Inizio a pensare: “ecco, lo fa apposta. Sa che mi da fastidio questa cosa e non pone attenzione. Si scorda appositamente il telefono e non risponde.” Nel frattempo ho già perso il controllo e continuo a chiamare. Più chiamo più non risponde più mi accanisco. Alla fine 40 chiamate e quando finalmente risponde ecco che parte il fiume di parole. La parte razionale va in stand by.
A prescindere dall’evento in sé quello che conta sono i pensieri che ha la persona che vive la situazione. Può essere un senso di rifiuto che poi scatena la frustrazione del momento e le parole sono solo una conseguenza.
Frustrazione, senso del rifiuto, senso dell’abbandono e perdita sono tutte emozioni che iniziamo a sperimentare fin da quando siamo piccoli. Queste emozioni creano energia dentro di noi, che se non correttamente canalizzata e espressa può portare a disagi successivi. Questi disagi si possono manifestare in vari modi: si va dal caso clinico (personalità borderline, schizoide…) dove è poi necessario un intervento specifico, a forme abitudinarie di comportamento non utili che nascono dall’interpretazione che si danno agli eventi stimolo che “fanno arrabbiare” e innescano tutte quelle emozioni descritte sopra.
Cosa fare?
Quando ci rendiamo conto che alcuni nostri comportamenti sono dettati dalla rabbia, fermiamoci ad analizzarne uno. Quando è passato prendiamo carta e penna e scrivi ciò che hai provato, ciò che hai visto e ciò che hai sentito. Cosa ti dicevi. Analizza quella rappresentazione di quella realtà che ti “ha fatto arrabbiare” e ridefiniscila. Tutte le cose che hai visto e sentito sono reali? O sono frutto dei tuoi pensieri? Immagina di poter proiettare il film della tua rabbia sullo schermo di una tv, come ti senti a riguardare l’evento? Che significato nuovo gli dai?
Rifletti.
Ti ricordo che gli attacchi di rabbia non portano quasi mai a niente, se non ad una sofferenza successiva. Sofferenza per avere usato parole troppo pesanti magari contro le persone a cui tieni. Le parole feriscono più di un pugno.