So che questo articolo scuoterà alcuni animi :-). Ma so anche che quello che dico è realtà dei fatti. Come oramai sapete parlo in prima persona, avendo sofferto d’ansia che stava sfociando in depressione reattiva.
In questo ultimo mese sono stata molto concentrata nel terminare il mio libro che uscirà a Settembre dal titolo -Ansia? Che ridere!-. Alcuni di voi hanno anche già fatto il corso che porta lo stesso titolo.
Mentre scrivevo e preparavo il corso, per capire ancora più a fondo, cosa fa diventare l’ansia una malattia, sono andata a sbirciare pagine, forum e altri blog sul tema. Sono rimasta sconcertata in alcuni casi.
La verità?
É che non tutti vogliono tornare a stare bene!
Quello che ho riscontrato per la maggiore sono persone che hanno una forte voglia di condivisione, e fin qui tutto bene. Viene condiviso lo stato d’animo, vengono condivisi i pensieri e le proprie esperienze di vita che hanno portato a vivere dei momenti emozionali difficili. Ma poi cosa succede quando tra i commento qualcuno cerca di spostare l’attenzione sul fatto che si può tornare a stare bene? Viene la maggior parte delle volte “aggredito”, anche se a scrivere è qualcuno che è stato male e ne è uscito, proprio come me.
Una volta mi ricordo che commentando ad una ragazza in un forum raccontando la mia esperienza, questa mi rispose: “tu sei solo un caso raro, chi ha l’ansia se la porta per tutta la vita, questa è la verità”.
Quando l’ansia diventa malattia?
La parola ansia sembra essere patrimonio degli psicologi e psichiatri. In realtà è una parola come tante altre a cui è stato dato con il tempo un significato prettamente legato alla malattia.
Ma sapete che l’ansia prima di diventare un disturbo vero e proprio da DSM 5 deve presentare determinate caratteristiche? L’ansia è prima di tutto una reazione che si mette in atto come difesa in risposta ad eventi/situazioni definiti stressors. Diventa un disturbo se la persona non riesce a gestirli a tal punto da recare danno alla sua quotidianità.
In altre situazioni diventa “malattia” solo quando noi decidiamo che diventi tale.
La maggior parte delle persone dicono di provare ansia, anzi dicono di “essere ansiose”, ma non si rendono conto che questa sensazione in realtà è solo un campanello di allarme che ci avverte che è ora di fare determinate cose per noi stessi.
Molto spesso si pensa di dover fare chissà cosa quando ci si sente preoccupati per qualcosa, e si perde di vista che bastano veramente azioni semplici.
Come facciamo a trasformarla in malattia?
Ecco questo è il mio passaggio preferito. La malattia la si determina con il pensiero e le parole che usiamo verso noi stessi.
Faccio l’esempio più classico: “io avrò l’ansia per sempre, non si può sconfiggere”. fate un giretto nei vari blog e forum e divertitevi nel leggere i commenti, vi garantisco che questa è la frase più gettonata. Analizziamola insieme.
“Io avrò l’ansia per sempre”, vi state condannando. Avete mai sentito parlare delle profezie che si auto avverano? (Self fulfilling Prophecy). Questo concetto fu introdotto in psicologia sociale dal sociologo Merton negli settanta.
In sostanza, le profezie auto-avveranti incidono significativamente sulla visione che gli individui hanno di loro stessi, del loro modo di apparire con gli altri e con il mondo. Per questo si creano schemi stabili, rigidi, di comportamento che ovviamente si ripeteranno nel tempo confermando la propria visione delle cose.
Quindi dicendo “avrò l’ansia per sempre” in che direzione andranno la nostra mente e i nostri comportamenti?
Andiamo avanti nell’analisi della frase imputata: “non si può sconfiggere”. Punto primo chi lo dice che non si può sconfiggere? Punto secondo: chi lo dice che va sconfitta? perché usare un termine così pesante a livello emozionale?
Ora ragionando semplicemente sul linguaggio utilizzato nell’esempio rispondete a questa domanda: che probabilità ha un persona che si ripete questa frase di gestire la sua ansia?
Ecco qualche spunto
Come sapete nei miei post amo sempre dare degli spunti pratici. Non mi piace rimanere sul problema :).
Iniziamo a cambiare ciò che ci diciamo e cambieranno anche le sensazioni.
“In questo momento provo una sensazione di ansia. Posso imparare a gestirla”. Leggendo questa frase come cambia il vostro stato d’animo?
Naturalmente come ho già scritto anche in post precedente riprendendo una frase di Richard Romagnoli, la felicità è una scelta e l’infelicità anche.
Iniziate a farvi domande utili del tipo: cosa posso fare ogni giorno per costruire il mio benessere? Una piccola cosa al giorno che nel tuo futuro può fare una grande differenza.
Perché a volte amiamo raccontare solo i problemi?
Tornando alla situazione che ha dato spunto a questo post, perché alcune persone amano scrivere solo dei loro problemi e aggredire chi cerca di fargli vedere un po’ di luce?
Perché hanno scelto il loro stile di vita. L’ansia e la depressione sono prima di diventare quello che viene definita “malattia” uno stile di vita, e per cambiarla ci vuole allenamento, impegno, coraggio e costanza. Ecco perché molte persone preferiscono rimanere nel malessere emozionale.
Tu cosa vuoi fare?
Ora rifletti su te stesso/a, cosa decidi di fare? Prendere in mano la tua vita e trasformarla o rimanere nell’abitudine della lamentela e della ricerca dei perché tutti ce l’hanno con te insieme a Cosmo?
L’avevo detto che questo post non sarebbe stato per tutti!