Sono Caterina, ho sofferto d’ansia e depressione e non me ne vergogno.
Questo post nasce da un bellissimo articolo che ho letto proprio qualche giorno fa sul blog di Chiara.
Argomento molto sentito in prima persona dato che anche io ho sofferto d’ansia e depressione fino ad arrivare a vari ricoveri in Psichiatria.
Molto interessante come post, che ha fatto nascere alcune riflessione che si discostano un po’ da quanto letto.
A volte ho la percezione che venga dato per scontato che chi soffre di ansia, depressione, oppure semplicemente vive in maniera non corretta lo stress della vita quotidiana dando origine ad uno stile di vita ansioso (che non ha niente a che vedere con la patologia), non abbia speranza di tornare ad una vita in cui le emozioni tornino ad essere alleate e non un problema (tema già trattato anche in un precedente articolo)
Di sicuro in un primo passaggio è molto importante riconoscere che si hanno delle difficoltà e non si deve avere nessuna vergogna ad ammettere i momenti di debolezza, questo è il primo passaggio verso la “guarigione”.
Dopo i miei ricoveri in Psichiatria pur di non sentire più la gente che mi ricordava che era una vergogna e tabù soffrire d’ansia decisi di partire per l’estero dove vi rimasi per un po’ di tempo.
Il risultato in realtà non fu proprio quello che mi aspettavo. Ogni giorno, nonostante mi trovassi in un posto da sogno a lavorare, quando il mio pensiero si domandava perché fossi li, andava alla vera motivazione.
Avevo fatta mia la vergogna di altri a tal punto da scappare.
Caro medico non voglio farci l’abitudine!
Avevo creduto anche alle parole degli altri e soprattutto di alcuni psichiatri che mi dissero: “cara Caterina, dovrai farci l’abitudine”.
Sapete una cosa? Io non ci ho mai creduto!
Non ho mai voluto convivere a vita in maniera sbagliata con le mie emozioni.
Non ho mai trovato conforto nel sapere che tante altre persone ne soffrono e si nascondono perché hanno paura.
Ma ho alzato il culo per stare bene.
Non mi sono sforzata di stare bene per far contenta gli altri.
Ho lavorato sodo per arrivare a stare bene.
Sono solo etichette
Ansia e depressione sono solo etichette, sono una giustificazione per rimanere in quello stato e imparare a conviverci. Siamo noi che le trasformiamo in vere e proprie patologie.
Ma come si fa ad avere solo il pensiero di dire che comunque si possa avere una vita normale con uno stile di pensiero ansioso o tendente alla depressione?
Questo è quello che alcuni medici vogliono farci credere.. probabilmente non hanno mai provato cosa voglia dire veramente stare male per ansia o depressione.
Sapete qual è la domanda che mi venne fatta da uno psichiatra illuminato che mi salvò letteralmente la vita?
Come stai?
“Caterina come stai?”.
Si, questa domanda mi salvò la vita. Tutte le persone che avevo intorno in quel periodo erano molto concentrate a dirmi cosa avrei dovuto fare e che ciò che provavo era esagerato. Ma nessuno mi chiedeva come stavo realmente, cosa sentivo e cosa provavo. Nemmeno io me lo domandavo.
La mia vita e la percezione del mio stato d’animo cambiò radicalmente con quella domanda. Per la prima volta raccontati a me stessa come mi sentivo senza vergognarmene, e iniziai anche a spiegarlo a chi diceva di volermi aiutare. A volte è molto facile dire “non sono capito”. Bisognerebbe avere la pazienza di raccontare per bene come ci si sente.
Aiuta gli altri a capirti
Chi non ha mai provato ansia è difficile che capisca in maniera immediata come si può sentire una persona in difficoltà emozionale. Io ho imparato a prendermi tempo per spiegare come mi sento nei momenti no. Aiuta me e anche chi mi tende la mano in quel momento.
Tornando al tema tabù dell’ansia, chi è creatore del tabù?
Riflettiamoci bene…
[Tweet theme=”basic-full”]Forse la realtà è diversa da come te la immagini. Forse, ciò che immagini, diventa la tua realtà. (Richard Bandler)[/Tweet]