Vi siete mai sentiti dire parole come “non fa per te lascia stare” oppure “troppo difficile per te”, o ancora “non riuscirai mai a fare questa cosa”?
Io sono cresciuta con queste frasi nelle orecchie, finché un giorno durante uno dei miei allenamenti il mio coach urla “Cate credici!” talmente forte che sento ancora quelle parole rimbombare nella mia testa.
Mi viene da piangere-dice il mio cuore-.
-Non puoi- dice la solita voce piena di regole.
-Fatti una bella risata, che tutto passa sei molto brava a fare questo- continua la voce infame.
Tristezza profonda. Senso di fallimento mal di stomaco.
-Perché non ti dai la possibilità di crederci?- riprende la voce del cuore.
NON LO SO.
È da un anno e mezzo che mi sono buttata in questa avventura: sport e gare, quelle gare che mi hanno sempre detto di non fare perché non ne sarei stata in grado.
Non so se ho cominciato per ripicca verso il mondo esterno o per me stessa. Questo è un punto molto importante da valutare ogni volta che si pone un obiettivo perché determina l’impegno e il livello di performance che possiamo raggiungere. Quando decidiamo di compiere un’azione, di fare qualcosa che non abbiamo mai fatto, è molto utile porsi la seguente domanda: “per chi lo faccio e perché?”.
Il per chi aiuta ad identificare se ciò che ci guida è una motivazione intrinseca (dipendente esclusivamente da noi) od estrinseca (dipendente dall’esterno). Il perché ci aiuta a delineare al meglio la spinta motivazionale che abbiamo per raggiungere il nostro obiettivo.
È ormai un anno e mezzo che mi alleno costantemente quasi ogni giorno, in 4 mesi ho corso la mezza maratona (21,0975 Km), quasi nessuno ci credeva, forse nemmeno io, a parte il mio personal trainer Roberto e mio marito.
Ho corso quei Km piena di dolore a causa di un infortunio che grazie al mio fisioterapista Ivan sono riuscita in un qualche modo a terminarli.
Mentre correvo il mio pensiero era rivolto a quelle persone che mi stavano aspettando all’arrivo, mai verso di me e a ciò che stavo facendo.
ORRIBILE questa cosa vero? Già…
Mentre correvo a volte mi dicevo: ma chi te lo ha fatto fare, ora devi terminare per non fare brutta figura.
Ancora più ORRIBILE vero?
Terminata la gare con una medaglia in mano non riuscivo a capire cosa provassi, non mi sono detta BRAVA e nemmeno accettavo i complimenti dentro. Anzi mi tornavano in mente tutte quelle belle parole: “non è per te, lascia stare”.
Dopo la mezza maratona decido di iniziare ad allenarmi per la Spartan Race, corsa ad ostacoli spartana.
Ogni volta che guardavo quei video mi emozionavo, forza, resistenza ma soprattutto vedevo facce di persone che ci “credevano”.
Inizio in maniera soft, poi piano piano faccio dei passi in più e contatto un trainer specializzato in questa tipologia di allenamento. E comincia l’avventura.
Tutti quei limiti mentali e credenze depotenzianti ritornano con la stessa forza con cui erano stati presenti durante la mia mezza maratona.
Allenamenti duri e la mia mente che continua a ricordarmi che non è roba per me. Finché un giorno…
DOVE SONO ORA?
Quel CATE CREDICI è rimasto impresso nella mia mente e nel mio cuore.
Perché tutti noi meritiamo di CREDERE di potercela fare.
Perché tutti noi meritiamo di dirci un BRAVO CE L’HAI FATTA.
Perché tutti noi meritiamo di indossare quella MEDAGLIA.
Non importa quanta fatica farai per arrivarci, goditi il viaggio, chiedi aiuto.
Ci saranno sempre delle persone pronte ad aiutarti, a urlarti quel CREDICI quando tu te lo dimenticherai.
Ci saranno sempre persone che ti accompagneranno a superare quell’ostacolo che in fin dei conti è solo mentale, perché hai tutte le risorse per poterlo superare anche da sola.
Ci sarà sempre qualcuno pronto a prenderti e ad aiutarti a rimetterti in piedi.
Ma tutto questo dipende solo dal tuo CREDERCI. Quando tu CREDI gli altri crederanno con te.
Grazie Coach Meson ho avuto la fortuna di incontrare una persona che ci ha creduto prima di me.