Non posso farmi vedere dalla gente in questo modo.
Se spiego come mi sento divento pesante e le persone si allontanano.
Per essere parte di un gruppo devo essere sempre al top.
In fin dei conti mi sento più forte a fare così.
Alle persone non interessa ciò che provo.
Non sono mai riuscita a capire questo meccanismo, nemmeno su di me.
Mi hanno sempre spiegato che tra i bisogni fondamentali degli esseri umani c’è quello di appartenenza che include anche amicizia e affetto familiare (Teoria dei bisogni di Maslow).
La mia domanda, e forse anche la vostra è, se sentirsi parte di una famiglia o di un gruppo di amici è un nostro bisogno fondamentale, perché si è più portati ad isolarsi quando si hanno preoccupazioni e non ci si sente bene?
Vi capita?
A me personalmente si, e ogni giorno parlo con persone che mi riferiscono la stessa difficoltà.
Cosa porta ad allontanarci dagli altri quando siamo nei nostri momenti no?
Eppure la nostra natura ci direbbe altro.
Ciò che un atteggiamento del genere cela è il bisogno di essere accettati dagli altri.
Spesso si ha l’idea che per piacere agli altri bisogna avere determinate caratteristiche. Se queste vengono a mancare rischiamo il rifiuto sociale.
La paura del rifiuto sociale è una paura a volte inconscia che porta ad agire in maniera paradossale con l’isolamento emotivo.
Ecco che allora il bisogno di apparire diventa più forte apparentemente rispetto al bisogno di essere capiti da amici e familiari.
Nel momento in cui subentra il bisogno di apparire il danno è fatto e la strada più veloce da percorrere diventa il nascondersi in quella maledetta caverna piena di ombre.
Sapete cosa accade in questa caverna a lungo andare?
Si inizia a vivere pensando che quella nostra seconda casa sia la verità.
Si inizia a pensare che si sta veramente bene lì, dove nessuno può capire chi siamo veramente.
In quella caverna mettiamo rabbia, frustrazione, tristezza, solitudine, delusioni ecc.. creiamo delle ombre. E sapete cosa succede a vivere osservando queste ombre? Che finiamo per credere siano vere.
Dopo un po’ si inizia a credere che alle persone non interessi veramente nulla del nostro mondo emotivo. Si inizia a credere veramente di stare bene comunque. Si inizia a credere che chi esprimere il proprio stato emotivo sia una persona pesante.
Così ci si allontana sempre di più da tutto ciò che può andare a soddisfare il nostro reale bisogno di appartenenza. sembra quasi di tornare a quell’idea molto triste hobbesiana espressa nella teoria del Leviatano: lo stato di natura è uno stato di guerra di tutti contro tutti, continua e costante; Hobbes lo definisce, con una celebre formula latina, bellum omnium contra omnes.
COSA FARE QUINDI
Ritornare alla semplicità delle relazioni umane, è la strategia più auspicabile che si possa applicare.
Abbandonare l’apparenza e imparare a conoscere e ad esprimere le proprie emozioni.
Lasciare andare quel senso di vergogna dettato dalla paura di fare emergere le difficoltà emotive del momento.
Rimango sempre stupita quando realizzo che la maggior parte delle persone vuole a tutti i costi celare ciò che prova realmente per la maggior parte del tempo. Questa repressione emotiva ci allontana dalla comprensione di noi stessi. Inoltre con questa modalità non si permette nemmeno alle persone che vorrebbero e potrebbero aiutarci di farlo.
Non sono tutte uguali le persone. Ci sono quelle che non ti tenderanno la mano, ma ce ne sono tante pronte a tenderti la mano anche quando meno te lo aspetti.
Il non esprimere per paura di stare male, non è una strategia utile per vivere serenamente. Forse potrai sopravvivere, ma in funzione delle tue ombre mentali che prima o poi ti renderanno prigioniero.
Ponetevi tredomanda molto semplici.
Di cosa ho realmente bisogno ora?
Di chi ho realmente bisogno ora?
Quale azioni posso fare per ottenere ciò di cui ho realmente bisogno?
Concediti l’opportunità di ricominciare e di essere felice, concediti la possibilità di sentirti e farti sentire in tutta la tua intensità nel bene e nel male.
Buon lavoro