Per tanto tempo mi sono vergognata del mio passato.
Per troppo tempo le etichette hanno avuto la meglio sui miei pensieri.
Ero molto giovane, inesperta, spaventata.
L’unica risorsa che mi sentivo di avere era la mia laurea in psicologia.
Eppure quel giorno qualcosa accadde.
Quel giorno anche io provai per la prima volta cosa volesse dire quella parola tanto studiata.
Quel giorno il mio punto di vista cambiò totalmente.
Quel giorno iniziai a guardare il mondo da un punto di vista nuovo.
Ero una paziente.
Difficile accettare quella posizione allora, oggi invece ritengo che sia stato il periodo più formativo della mia vita.
Per tanti anni ho quasi nascosto quel momento particolare, me ne vergognavo. Mi ero rotta nel punto più temuto dagli esseri umani: la mente.
Solo con il tempo ho capito che quella vergogna non era mia, ma delle credenze che mi portavo dietro. Erano dei fardelli. Fardelli talmente pesanti che ad un certo punto ho deciso di allontanarmi da tutto ciò che sentivo pesante. Ho fatto le valigie e sono partita.
Non sono partita a cuor leggero come avrebbe dovuto fare una ragazza di solo 24 anni, avevo preso quel volo con un grosso fardello sullo stomaco che nessuno capiva.
Avevo fatto tutto il possibile per riprendere in mano la mia vita, ma dove mi trovavo allora non sarebbe potuto accadere.
Ci volle molto coraggio a mollare tutto ciò che avevo per prendere quell’aereo, ricordo che piansi per quasi tutta la durata del viaggio.
Non procedo oltre con la mia storia.
Quello che voglio trasmettervi è che anche se provate ansia non vuol dire che siete sbagliati. Non dovete vergognarvene a parlarne.
Si hanno ancora molti tabù della “malattia mentale”, chissà perché ciò che non si vede si teme.
Si ha ancora paura di chiedere aiuto.
Si ha ancora paura provare un certo tipo di emozioni.
L’ansia è un’emozione come tante altre e non sempre è riconducibile a un disturbo. L’ansia può essere un vero e proprio stile emotivo che si apprende. Ci si abitua a rispondere agli aventi attraverso questa emozione.
Penso che ci sia in giro molta ignoranza emotiva sia nel riconoscere che nel conoscere le emozioni.
Se io allora avessi avuto una consapevolezza corretta emozionale probabilmente non avrei toccato il fondo come ho fatto.
Invece siamo spesso circondati da quelle che sono definite da Paul Ekman le display rules, le regole di manifestazione emotiva. Ci viene cioè insegnato come e quando manifestare le nostre emozioni piuttosto che conoscerle e viverle.
Allora molto spesso ci si accontenta delle etichette che in fin dei conti aiutano a stare più tranquilli.
Dottoressa sto molto male, non so se può capirmi.
Si, posso capire, come e quanto si sta male lì in quell turbinio di emozioni che sembrano schiacciarti.
Si, capisco cosa vuol dire sentire la stretta allo stomaco.
Si, capisco cosa vuol dire urlare e non essere sentiti.
Si, capisco.
Sono una psicologa, specializzanda in psicoterapia, tanti anni fa ho toccato con mano questa emozione.
Ricorda non sei sbagliato, devi solo imparare a conoscere ciò che sta accadendo dentro di te.