Pensavo di aver superato il punto più critico della mia crescita emotiva, ma qualcosa si è inceppato.
“Mai perdere il cuore, si rischia di perdere se stessi” dice guardandomi negli occhi Coach Meson, alla fine di una sessione molto critica di Obstacle Therapy.
Non scrivo mai dei miei accaduti emotivi per pura condivisione, ma piuttosto con l’obiettivo di spingere alla riflessione sul fatto che per raggiungere un equilibrio emotivo ci vuole un costante lavoro quotidiano. Non vuol dire niente essere psicologi, coach o guru, ciò che è importante è quella che definisco onestà emotiva.
La vera guida non ha paura di mostrarsi così come è nella realtà, non esiste perfezione negli stati emotivi così come non esiste perfezione nei modelli che si seguono.
Ci sono gabbie mentali di cui difficilmente ti rendi conto.
Lavori tanto con determinazione e pensi di avercela fatta, finché arriva quel momento in cui accade quel qualcosa che tu stesso non sai identificare e la tua mente ti riporta indietro. Riattivi immediatamente quello schema e non riesci a smuoverti.
Stai male, vorresti piangere, vorresti spiegare a chi ti è vicino in quel momento quello che hai dentro ma la tua mente soffoca tutte le tue emozioni.
Eppure sembrerebbe così facile in quei momenti chiedere aiuto, ma tu non riesci.
La rabbia e l’impotenza di quel momento diventa talmente forte che senti anche venir meno la forza, vorresti solo sparire.
Ricordo bene di questo meccanismo durante la mia malattia.
C’erano quei giorni in cui la sofferenza era talmente forte che mi sentivo soffocare dentro, tanto da perdere forze e contatto con la realtà. Svenivo. Rimanevo ferma, respiravo il giusto per sopravvivere, sentivo ma non riuscivo a reagire.
Era una lotta interiore che provocava dolore, quel dolore che era così silenzioso da togliere il fiato.
Eppure ero convinta di aver superato quella sensazione, finché proprio l’altro giorno ecco che si ripresenta.
È incredibile la velocità con cui si riattivano alcuni schemi.
Tutti noi abbiamo schemi emotivi e comportamentali anche se a volte non ce ne rendiamo conto, sentiamo quel leggero malessere, ma poi si va avanti, eppure qualcosa rimane.
Come liberarsene?
Un passo molto importante in questi casi è la consapevolizzazione del momento.
Mettere la testa sotto la sabbia come struzzi non serve a nulla.
Quella che nel metodo delle 3A del mio libro definisco Accettazione consiste proprio nel prendere coscienza dell’emozione e della sensazione ad essa collegata senza giudizio.
Riprendendo il mio esempio: “in quel momento mi sentivo a disagio, e lo percepivo come blocco nelle gambe e nel corpo”.
Il passo successivo è l’Accoglienza di ciò che si prova. Che messaggio mi sta portando questa sensazione?
Il disagio è molto spesso legato al senso di inadeguatezza.
Chi vive la trappola dell’inadeguatezza si sente intimamente “sbagliato”: è convinto che quanto più una persona approfondirà la sua conoscenza, tanto meno lo apprezzerà. Le ferite all’autostima possono suscitare un senso quasi di vergogna.
Il passaggio dell’Accoglienza è fondamentale anche se solitamente non piace l’idea di doversi soffermare sulla sofferenza.
Ricordate che un blocco si può superare quando si impara a conoscerlo bene. Più si rifiuta più tornerà con impeto.
Ahimè, capisco che non è così immediato, l’istinto di sopravvivenza emotiva ci porterà all’evitamento immediato.
Imparare a stare nella situazione con un atteggiamento di apertura, ti porterà al passo successivo la terza A, che consiste nell’Azione.
Quindi ricapitolando: mi fermo nell’emozione, la riconosco, le dò un nome e individuo dove la sento a livello fisiologico (Accettazione).
L’accolgo e ascolto cosa ha da dirmi senza andare in evitamento (Accoglienza). Agisco per dare inizio a uno nuovo schema emotivo e comportamentale più efficace (Azione).
Che tipo di azione fare?
Ce ne possono essere tante di azioni fattibili.
La più veloce è sicuramente legata alla situazione che stai vivendo e che ti crea disagio.
Ritornando al mio esempio: anziché decidere di seguire la mia sensazione di inadeguatezza e disagio rimanendo bloccata per poi andare in evitamento, avrei potuto entrare nell’emozione e agire seguendo l’opposto, quindi portando a termine l’ostacolo che avevo di fronte.
A volte non è così semplice decidere di agire, oppure si decide ma si fa fatica a fare il primo passo.
In questi casi, è molto utile chiedere aiuto alle persone che in quel momento si hanno vicine, spiegando come ci si sente e ciò di cui si ha bisogno.
Questo processo aiuta comunque a trovare aiuto nelle risorse esterne che possono ricondurci alla scoperta di risorse interne che al momento non riconosciamo.
Unendo quindi tutti i puntini, ogni volta in cui ti troverai in situazioni dove riattivi le tue gabbie mentali, ricordati che puoi cambiare l’azione con cui affronti quell’emozione.
Puoi farlo accedendo a risorse interne oppure appoggiandoti a risorse esterne in un primo momento.
Ricordati sempre che il decidere di voler cambiare non va di pari passo con l’azione che ti può portare al cambiamento, ci vuole molta pazienza e direi un bel pizzico di umiltà.