Oggi ci parla Serena Panzeri di Arm Candy Italy.
Conosco Patrick Dempsey.
Questa frase sembrerebbe una follia, invece è verità.
Non ho mai desiderato conoscere persone famose.
Ho avuto, come tutti gli adolescenti e ragazzi e persone, interessi e simpatie, poster in camera di sportivi, ma mai ho avuto il desiderio di trasformare quest’ammirazione in conoscenza reale.
Tanti dicono che incontrare i tuoi idoli ti porterà solo ad essere deluso.
Ma la mia è una storia un po’ diversa.
La prima volta che sono entrata in contatto con il cognome Dempsey, nel 2008, non sapevo neanche chi fosse.
A mio padre era stato diagnosticato un tumore ai polmoni e il suo oncologo, che era di Boston, ci consigliò vari contatti di centri di supporto, tra i quali il neo aperto Patrick Dempsey Cancer Center.
Si aprirono dei contatti via telefono e mail e rimasi affascinata e toccata dal calore delle volontarie che rispondevano e comunicavano con quanti li contattavano, a prescindere di dove fossero, da dove venissero.
Mio papà mancò ma le relazioni non si fermarono.
In una specie di coma emotivo, mi appoggiai a quelle persone, a tutto il materiale che il centro metteva a disposizione, anche a distanza.
Cominciai ad aiutarli in modo semplice, traduzioni, lavoretti.
Avevo accesso a tutte le loro risorse e ad un fiume di informazioni e strumenti qui inaccessibili. Arrivarono i resoconti di quello che facevano e in prima pagina c’erano i ringraziamenti del fondatore, un certo Patrick Dempsey, un ragazzo affascinante, uno sguardo molto penetrante, sempre ritratto con la mamma, in onore della quale aveva fondato quel centro.
Un attore di un medical dramma, mi suggerì Google.
Incuriosita e orfana di ER, diedi un’occhiata.
E scoprii Grey’s Anatomy, accorgendomi che facendo zapping lo avevo già incontrato, cambiando canale dopo aver visto una con le mani in una cavità toracica sopra una bomba.
Nella vita molto legata ai doveri e responsabilità (e probabilmente un po’ bacchettona), mi affezionai subito a Derek Shepherd e seguii il telefilm fino alla quinta / sesta stagione.
Fino al mio primo incontro con Patrick dal vivo, su un circuito di gara.
Lo sport… il calcio, il tennis, le gare di moto e auto, erano tutti sport che amavo fin da piccola grazie a mio papà.
Rimasi sorpresa quando venni a sapere che il sig. Dempsey amava le corse e cominciai a seguire la sua squadra su twitter.
Mi si aprì un mondo.
Fatto di tante persone, e tante ragazze, che come me amavano i motori e le gare.
Lessi la storia di come Patrick si era avvicinato alle corse: semplice, umile, con tanto impegno, trasformando il rapporto con il suo istruttore di guida in amicizia e poi in partnership.
Dempsey Racing era una famiglia.
Una grande interazione con i fans, ironia, disponibilità, un occhio sempre focalizzato sul Dempsey Center e tante attività benefiche.
E Patrick sempre disponibile e accessibile ai fans, come tutti i piloti del campionato endurance, così lontano dagli eccessi della Formula 1.
Ricordo il primo incontro come se fosse ieri per quanto fu surreale.
Pensavo di trovare dal vivo un ambiente super protetto, pensavo che la leggerezza social fosse solo una facciata.
Invece era tutto vero.
E prima di accorgermene , mi trovai abbracciata a un Patrick un po’ alticcio , che non aveva difese sui circuiti di gara, non aveva pose e atteggiamenti da star.
Ha sempre parlato a ruota libera di Grey’s e ne ha sempre parlato tanto, più che in tutte le interviste e i talk show ai quali andava.
Non volendo e forse anche suo malgrado , era diventato l’ambasciatore della serie negli Usa e anche in Europa.
Lui, che insieme a Ellen Pompeo non frequentava più le feste e i party del cast, le ricorrenze, le cerimonie.
Per otto anni, per sei mesi e ogni due o tre settimane, sbarcava in una città diversa e rispondeva pazientemente a tutte le domande sulla serie, firmava durante le sessioni autografi cofanetti, dvd, fotografie, poster.
Vedeva gente che si metteva a piangere davanti a lui, posava per centinaia di foto regalando un sorriso a tutti, lo chiamavano Mc Dreamy mentre era al volante.
Per conoscere lui ho conosciuto tutto il suo entourage.
Joe, co fondatore di Dempsey Racing, suo amico e coatch per anni.
Pr, strateghi, tifosi.
Ho conosciuto persone che avevano storie incredibili.
Storie umane incredibili.
Che avevano avvicinato Patrick l’attore e avevano costruito con lui un rapporto dentro i circuiti. Con Patrick persona.
Aneddoti divertenti, a volte ridicoli cui stentavo a credere.
Fino a quando non ne sono stata testimone io stessa.
Ma il racconto di Serena non finisce qui. C’è molto altro di Patrick che può raccontarci.






