La vita è un campo di gioco.
La partita, si dice che una persona ha la stoffa per giocare, oppure no. […]Arriva un momento un cui diventa più che un semplice gioco e puoi farti avanti oppure voltarti e andare via. Potrei abbandonare ma c’è un problema mi piace troppo il campo di gioco.(1×1)
La vita non saprei come definirla ad essere sincera. A volte quando penso a cosa sia realmente la vita, l’unico risultato che ottengo è pura confusione.
A volte mi sembra un palcoscenico dove ci sono tanti attori che recitano intorno a te che sei il protagonista, a volte invece ti senti un personaggio come tanti altri e a volte ti senti proprio un personaggio secondario.
E poi ci sono quelle volte in cui ti senti di vivere la tua vita come se fosse una vera e propria partita. Tu sei uno dei giocatori e come ogni altro giocatore in campo ti alleni e giochi per vincere. Nonostante il tuo allenamento e l’impegno ci sono delle volte in cui si vince e delle volte in cui si perde.
Ci sono volte in cui ti senti al posto giusto al momento giusto, o delle volte i cui senti che quello che stai facendo non è per te. Ti alleni tanto ma il risultato è sempre lo stesso, non vai né avanti né indietro. Ed è allora che ti senti dire che o hai stoffa o non ce l’hai.
Ci sono momenti in cui non ci credi, in cui pensi che tutto possa essere imparato, altri momenti in cui preso dallo sconforto inizia a credere che è questione di talento, che c’è o non c’è.
Ed è proprio questo il momento in cui puoi decidere se andare avanti o voltarti e andare via. La domanda giusta che puoi farti in questi momenti è: quanto mi piace il campo di gioco?
Ecco se dovessi dare una definizione della vita è proprio questa: un campo di gioco. Puoi scegliere di giocare da capitano, puoi scegliere di stare in panchina e puoi scegliere di guardare dalle gradinate. Puoi scegliere un gioco di squadra, puoi scegliere un gioco solitario. Puoi scegliere di allenarti per vincere, puoi scegliere di lasciare tutto al caso. Che differenza fa? Probabilmente nel risultato che vuoi ottenere. Ci sono momenti in cui preferisci giocare da capitano, momenti in cui preferisci stare in panchina e momenti in cui ti godi lo spettacolo dalle gradinate. Momenti in cui giochi di squadra e momenti in cui giochi solo. Momenti in cui ti alleni e momenti in cui vivi quello che la vita ti dà. Ecco questo io chiamo VITA.
L’errore che spesso si fa è quello di pretendere che tutto debba essere fatto allo stesso modo. Quindi una vita solo da capitano, o una vita solo panchina o solo sulle gradinate. O ancora la pretesa di pensare che dobbiamo giocare solo e sempre in squadra o solo e sempre soli. Questo vuol dire ridurre la nostra vita a poca energia. È come se noi imponessimo allo scorrere di un fiume di farlo sempre nella stessa maniera. Il fiume non è mai uguale, cambia ogni secondo, ma lascia che tutto scorra:
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.
(Eraclito – Sulla Natura)
Quindi in poche parole tutto dipende da come tu vuoi vivere la tua vita.
Riprendo una bellissimo passaggio di Richard Bandler: nel tuo bus vuoi essere l’autista o stare seduto dietro?. Si perché è proprio questa la scommessa più grande che tu puoi fare con te stesso: guidare o essere trasportato da ciò che accade?
La maggior parte delle persone sono prigioniere dei loro stesso cervello. È come se fossero incatenate all’ultimo sedile del bus con qualcun altro al volante. Bisogna imparare a guidare il nostro autobus.
(Richard Bandler- Usare il cervello per cambiare)
Ti sei mai chiesto realmente dove vuoi andare? Con chi? Perché? Se non lo hai ancora fatto forse è l’ora di cominciare a farlo se vuoi scendere in campo e scoprire se hai stoffa o no.