Oggi è capitata una cosa che mi ha fatto pensare tantissimo.
Mentre parlavo con il mio compagno ci siamo confrontati sul fatto che a volte tolgo tempo alla famiglia per finire “le mie cose” di sera.
La reazione immediata è stata quella di provare un senso di colpa pazzesco.
Se mi dice così è perché è vero, a volte di sera per prendermi il mio tempo per scrivere qualche appunto emozionale e fare la mia Beautiful List, faccio un po’ più tardi. Forse dovrei smettere di fare quelle cose, o farle in un altro momento anche se il momento giusto è proprio in quella mezz’ora di sera.
Inutile negare come la mia testa continuasse a rimuginare.
Poi, mi fermo. Prendo il tempo per riflettere. Non rispondo mai quando sono in confusione, ma aspetto sempre di essere fuori dal picco emotivo.
L’importante in queste situazioni è agire non reagire.
Dopo qualche giorno di riflessione (eh si a volte qualche ora non basta), realizzo una cosa importantissima rispetto l’accaduto.
Dovrei chiedere a lui il permesso di stare bene?
Si perché pare proprio questo è il punto.
Quando si toglie del tempo a cose veramente importanti per noi, che obiettivamente non fanno male agli altri, stiamo permettendo alle altre persone di decidere per noi e sul nostro stare bene.
Il tempo per noi non va negoziato.
Non si deve chiedere il permesso di stare bene.
Quando noi stiamo bene e siamo centrati veramente, possono beneficiare di questo benessere anche gli altri.
Se una persona ci fa notare che stiamo togliendo delle attenzioni a qualcosa di altro o a loro stessi, ciò che non va non è in noi, bensì in loro stessi.
Nel momento in cui il tuo benessere emotivo dipende da ciò che fanno o non fanno gli altri sarebbe utile domandarsi cosa è realmente importante per noi.
Solo nel momento in cui hai chiara questa risposta riuscirai a sganciarti dall’esterno e recuperare il tuo personale equilibrio.
Invece molto spesso si cerca quell’equilibrio all’esterno, responsabilizzando gli altri del nostro stato d’animo.
Accade quindi che se non abbiamo chiaro cosa vogliamo e come vogliamo stare rimaniamo in balia dei desideri altrui, arrivando alla fine ad uno stato di malessere continuo e non spiegabile .
Scrivo non spiegabile perché non è facile accorgersene subito in quanto si pensa di stare facendo tutto bene, nel rispetto degli altri rispettandone le esigenze senza passare per una negoziazione ma arrivando subito all’idea della rinuncia.
Vi rendete conto di che trappola emotiva stiamo parlando?
Eppure c’è spesso quella vocina che ci ricorda che siamo noi quelli sbagliati, e che forse gli altri hanno ragione.
Cosa fare quindi in questi casi per evitare di cadere in queste trappole emotive?
Fermati, respira e prenditi il tempo di riflettere.
Poniti le seguenti domande:
Cosa è realmente importante per me?
Quali azioni devo fare per rispettare questo mio valore?
Quali conseguenze possono esserci nel mio ambiente circostante rispetto le mie azioni?
Che peso hanno realmente queste conseguenze?
L’ultima domanda è fondamentale per capire come agire nell’ambiente circostante.
Nel caso dell’esempio personale ho valutato che quei 30 minuti non corrispondevano ad un “danno reale” né per il mio compagno né per mio figlio, ma che era solo la proiezione della mancanza di consapevolezza di mio marito rispetto i propri valori.
Quindi cosa è successo?
Vi tranquillizzo subito c’è un lieto fine ricco di insegnamenti meravigliosi.
Dopo aver spiegato al mio compagno quanto e perché fosse importante quella mezz’ora proprio in quell’orario, ho proposto di fare tutti insieme la beautiful list della giornata.
Questo ha permesso anche a lui di fare chiarezza su alcuni suoi aspetti caratteriali su cui investire.
L’aspetto meraviglioso è comunque la nascita di questo nuovo momento dove ognuno di noi racconta tutte le cose belle della giornata..
Ah mio figlio ha 3 anni :).