Si dice che la pazienza sia la virtù dei forti. Forse, ma quando serve solo a sopportare una sofferenza che avremmo il potere di evitare, allora la pazienza è debolezza, cecità, illusione.
Quando ho letto questo articolo sul lasciarci cadere non c’è stato niente da fare. Le lacrime hanno iniziato a sgorgare dai mie occhi e non sono riuscita a fermarle.
Non resistere lasciati cadere.
Toccare il fondo.
Speranza.
Io l’ho vissuto sulla mia pelle. Avevo solo 24 anni quando per disperazione decisi di non mangiare più, parlare più. Di ritirarmi in quel mondo che fa tanto paura agli altri. Quello della “malattia mentale”, così come viene chiamata. Soli 24 anni.
Un matrimonio fallito dopo 9 mesi e la persona che pensi essere il grande amore della tua vita che ti lascia.
“Io ci ho creduto” continuavo a ripetermi. “Io ho lasciato mio marito per te.”
Così in un giorno caldo d’estate, davanti a quella macchina, in quella via mi dice: “No, io non ci riesco. Non posso dire a miei che sono causa di un divorzio”. Mi guarda, una carezza e se ne va.
Io rimango li, impietrita per qualche istante. Poi inizio a correre, lo fermo, lo guardo con gli occhi pieni d lacrime. Lo imploro.
Mi riaccompagna alla macchina, cerca di abbracciarmi.
Letteralmente il cuore spezzato, un dolore fortissimo al petto.
Buio.
Dopo tutta discesa.
Decido che non vale più la pena di vivere così. Voglio stare sola in un posto dove posso piangere, disperarmi, stare male. Dove non c’è nessuno che possa dirmi: “Dai che passerà, non mollare, reagisci”.
Reagisci un cazzo!!
Io non voglio reagire, voglio rimanere qui, dentro di me con il mio dolore.
Voglio lasciarmi andare.
È così che inizia la mi avventura in quel reparto tanto temuto da tutti. Una volta entrata sei segnata per tutta la vita. Almeno così dicono.
Se le altre persone lo vengono a sapere, ti stanno alla larga e ti guardano con compassione.
Questo è vero, come è vero che sei segnata per tutta la vita.
A me non importava io lì stavo bene in quel momento.
Se avevo voglia di piangere potevo farlo, se volevo urlare anche, così se volevo stare zitta.
Cosa mi importava di quei fogli scritti da uno psichiatra?
Niente in quel momento. Il mio cuore si era spezzato e la mia vita con lui.
Ecco perché avevo deciso di lasciarmi cadere.
Ho accettato il dolore, gli ho voluto bene.
Poi?
Sono risalita, piano piano quando ho deciso che non volevo più stare in quel mondo. Non è stato facile, ma oggi sono qui e posso aiutare tante persone che si vogliono lasciare cadere per poi rialzarsi.
Non giudizio, ma solo accettazione.
Anche quelle emozioni vanno amate non combattute.