Ieri sera finalmente sono riuscita a vedere Cenerentola versione film di Disney.
Devo dire che come film mi ha infastidito parecchio.
Un effetto completamente diverso vederlo in versione animata e in versione “umana”.
Di sicuro è un film che a mio figlio non farei vedere.
Ecco il mio perché.
Cenerentola viene cresciuta secondo il mantra della bontà e gentilezza.
Purtroppo la vita non le riserva belle notizie almeno all’inizio.
La matrigna la maltratta, ma lei continua con gentilezza e bontà a farsi trattare male, almeno fino alla fine.
Sinceramente? Non lo trovo un grande esempio di atteggiamento.
Perché?
Voi vi fareste trattare così dalla mattina alla sera solo perché vostra madre vi dice di ricordarvi di essere buoni e gentili qualsiasi cosa accada?
Forse ora capisco perché ogni giorno ricevo persone che mi dicono che hanno problemi di autostima.
Sembra che l’essere buoni e gentili porti ad essere trattati pesci in faccia.
Essere buoni e gentili vuol dire questo?
Non la penso proprio così.
Essere buoni e gentili vuol dire esserlo per prima cosa con se stessi.
Il personaggio di Cenerentola così come ci viene presentato, ha più una personalità da sottomessa che si riscatta alla fine, ma solo perché è una favola.
Nella vita reale non funziona così.
Se crei un’abitudine di questo genere legittimi le persone a trattarti in quella maniera, ma dubito che poi ci si possa riscattare con una scarpetta di cristallo.
Non sto dicendo che non bisogna essere buoni e gentili.
Sto dicendo che la gentilezza e la bontà che molto spesso ci vengono descritte non sono come dovrebbero essere.
Ditemi la verità: vi è mai capitato di essere buoni e gentili per poi ottenere dei risultati in risposta non congruenti con il vostro comportamento?
Capita più spesso di quello che pensiamo nella vita quotidiana.
Ormai non ci facciamo nemmeno più caso, in quanto gentilezza soprattutto è parola sconosciuta per molti.
Quante volte diciamo grazie in un giorno?
Troppo poco!
Gratitudine se ne vede sempre meno in giro.
Si è sempre pronti a puntare il dito verso gli altri, e a sgomitare pur di arrivare.
Rispetto al personaggio di Cenerentola preferisco ricordarla di più come una persona che alla fine realizza i propri desideri, più che la ragazza troppo buona e gentile anche quando la maltrattano. Preferisco pensare che la magia esista, più che pensare che mio figlio possa farsi trattare così.
Devo dire però, che nonostante tutto il finale mi è piaciuto anche se quel “Ti perdono” detto alla matrigna l’ho pensato più rivolta anche a se stessa: “Ti perdono per tutte quelle volte che hai permesso agli altri di farti trattare male”.
Non so come voi abbiate interpretato il significato di questo film, ma sinceramente avrei preferito un personaggio più deciso e forte. Se penso a mio figlio tra qualche anno, quando dovrà iniziare a rapportarsi veramente con il mondo esterno, mi piace pensarlo sicuro di sé, certo gentile e rispettoso, ma prima di tutto con se stesso.