Mi piace molto parlare di relazioni umane e mi piacciono le persone.
Ritengo anche che le delusioni più grandi molto spesso derivano dalle nostre relazioni. Devo essere sincera, ogni volta che mi capita è sempre una grande delusione. Poi ci rifletto e arrivo sempre alla solita conclusione: siamo portati per natura a rimanere delusi quando le persone fanno qualcosa che non ci aspettiamo.
I pensieri partono, e in un attimo iniziamo a ricordare tutto quello che abbiamo fatto per loro, e a quanto siamo delusi ora. E poi si va magari avanti per anni. Ci si allontana senza fare domande. E dopo tempo non ci si ricorda nemmeno perché non frequentiamo più quella persona con cui abbiamo condiviso una parte del percorso della nostra vita. Vi è mai capitato?
A me si, e a volte ammetto che dopo anni mi è dispiaciuto non fare delle domande per chiarire la situazione. È vero che capita magari di cercare di chiarire ma quando nell’altra persona non c’è voglia di farlo si fa un passo indietro anche noi. Riflettiamo bene, ne vale la pena? Chiaramente dipende da quanto conta per noi quella persona.
Quando siamo in un momento di difficoltà relazionale cosa possiamo fare?
O lasciar perdere, oppure chiederci cosa possiamo fare per chiarire la situazione. Molto spesso si sceglie la prima via per comodità e orgoglio, ma la seconda di sicuro nel momento in cui vogliamo salvare la relazione può essere più utile. Quindi il concetto è molto semplice: mettiamo da parte il nostro orgoglio e affrontiamo la situazione di petto.
Ecco cosa mi racconta un cliente.
“Ho investito tanto, sia economicamente ed emozionalmente. Ho dato tanto al team, mettendo da parte la mia individualità. E ora, mi ritrovo a scoprire che le persone che hanno lavorato con me dato dei problemi di percorso assolutamente normali di un percorso aziendale, in poco tempo annullano tutto il lavoro che è stato fatto. Emozionalmente è un peso molto grande da sostenere, ma non voglio mollare cosa faccio?”.
Questa è una situazione tipica. Si vorrebbe fare qualcosa ma alla fine, decidiamo di non fare nulla. Perché? Magari si pensa che tanto all’altro non interessa.
Innanzi tutto chi lo dice? E come fai a saperlo? Come fai a sapere cosa pensa l’altro?
“Glielo ho chiesto ma non è stato chiaro nella risposta”.
Certo, e tu cosa puoi fare di diverso?
Io per scherzare dico sempre che finché non ricevo una risposta prendo la persona e la attacco al muro. Si, certo un po’ forte come immagine, ma rende l’idea.
Se vogliamo una risposta e una soluzione dobbiamo chiedere e mettere in condizioni la persona di poter rispondere. E se non risponde? Se abbiamo fatto tutto il possibile per metterlo in condizione di rispondere, sentiamoci congruenti e sereni. Purtroppo non possiamo controllare il pensiero delle altre persone ma allora a questo punto siamo noi in dovere di prendere la decisione.
Quindi il processo è molto semplice: se abbiamo bisogno di risposte facciamo domande mettendo in condizione l’altro di rispondere. Se non otteniamo una risposta che porta ad una soluzione e dall’altra parte c’è un muro, prendiamo noi la decisione in base ai nostri valori.
Ora, vi chiedo di fare questo: pensate a una di quelle situazioni in cui vi siete allontanati da persone facendo rimanere tutto irrisolto.
Cosa sarebbe accaduto se aveste fatto quanto scritto sopra?
Cambia il film? Si, di sicuro si. Forse può non cambiare il risultato dell’allontanamento ma il vostro stato d’animo di riferimento a quell’evento di sicuro si.
Nelle questioni di principio resta saldo come una roccia. Nelle opinioni e sii fluido come un fiume.
(Thomas Jefferson)