Scrivo questo articolo perché penso sia giusto far capire chiaramente chi sono ma soprattutto cosa faccio 🙂 . In questo modo rispondo a tutte quelle persone che mi chiedono ogni giorno cosa può fare un Coach e la differenza con lo Psicologo.
Chi sono
Mi chiamo Caterina Pettinato e sono Laureata in Psicologia specializzata in Psicologia del Lavoro e Coaching, specializzanda in Neuroscienze a 15 anni dalla prima Laurea. Non sono e non faccio la Psicologa, non camuffo dietro la mia attività di Coaching robe strane da iscritti all’albo. Ma soprattutto: non voglio fare la Psicologa.
Questo ci tengo a sottolinearlo in quanto capita a volte di trovare persone che invece non sono titolate e mettono mano dove non dovrebbero, sottovalutando il danno che possono arrecare alle persone.
Io amo la psicologia, tanto che a distanza di 15 anni dalla prima laurea, ho deciso di prendere un’ulteriore laurea in Psicologia, questa volta specializzazioni in Neuroscienze, per fare ricerca.
Ritengo il mio background di grande qualità e di aiuto per il lavoro che svolgo. I miei studi mi permettono di capire il limite del mio lavoro.
Cosa faccio
Da ormai 14 anni mi occupo di Coaching e formazione. Accompagno le persone a raggiungere uno stile di pensiero e di vita più utile, utilizzando le risorse che hanno dentro e facendo delle emozioni di vita lo strumento principale per il cambiamento.
Il Coaching non ha niente a che vedere con una sessione di psicoterapia o psicologia, avevo già spiegato la differenza in un altro post.
Come lo faccio
Un percorso tipico di Coaching richiede al massimo 3 sessioni (o comunque non devono superare le 6 sessioni).
Si inizia con il definire l’obiettivo che la persona vuole raggiungere e si imposta un piano di azione concreto, fatto di azioni, che il Coachee dovrà allenarsi a svolgere in funzione degli obiettivi.
Si, il Coaching è un allenamento, non è introspezione o ricerca delle cause.
Perché ho scelto il Coaching come professione e non psicoterapia
Ormai molti di voi hanno letto la mia storia.
Nel mio periodo di grande difficoltà sono stata aiutata da uno psichiatra che ha utilizzato la metodologia del Coaching per aiutarmi a rimettere a fuoco la mia vita. A quel tempo avevo anche provato altri approcci ma per me, e sottolineo per me, erano serviti a ben poco. Necessitavo di un approccio pratico e strategico e soprattutto che mi facesse fare delle azioni, non ricercare cause o perché. I miei perché li sapevo fin troppo bene, e sinceramente mi aiutavano solo a rimanere sul problema.
Il medico che mi seguì, ebbe la flessibilità di capire questa cosa, e mi aiutò in modo che forse agli occhi di molti psicologi e psicoterapeuti può apparire non convenzionale e poco utile.
Allora Coaching o Terapia?
Questo può deciderlo solo il cliente.
Il mio parere personale è molto semplice. Fate quello che è giusto per voi. Quello che vi permette di trovare ciò che cercate. Soprattutto ascoltatevi: di cosa avete realmente bisogno?
È molto chiaro che la patologia va seguita da professionisti, e penso che ogni persona sappia perfettamente quando ciò che sente è patologia.
Si, ci sono dei casi in cui la persona non se ne rende conto in prima persona, ma ci pensano le persone che gli sono accanto, ve lo garantisco.
Come capire se un Coach o lo psicologo lavorano bene?
Se andate da un Coach parlate e parlate e non vi dà delle azioni da fare, iniziate a farvi delle domande. Così come se fate più di tre sedute.
Come vi ho scritto sopra, il Coaching è proprio caratterizzato dall’azione a prescindere dall’orientamento che viene utilizzato.
Così come se andata da uno psicoterapeuta cognitivo- comportamentale per due anni J fatevi delle domande. Di sicuro non è proprio etico e corretto.
A prescindere dalla figura scelta se vi trovate bene e state bene è tutto ok quello che state facendo. Non soffermatevi su quello che ogni tanto si legge, del tipo: i coach non servono a niente, gli psicologi non servono a niente e i counsellor anche. Tenete l’attenzione su come state voi e che le persone a cui vi affidate siano oneste nelle loro competenze che mettono a vostra disposizione.
Mi spiego se andata da un Coach che inizia a farvi lavorare sul passato, vuol dire che sta mettendo mani dove non le deve mettere!. La stessa cosa vale per il Counsellor.
Se andate da uno Psicoterapeuta che segue un approccio cognitivo- comportamentale (detta anche terapia breve) e dopo due anni fate ancora sedute non è propriamente etico.
Insomma c’è sempre da stare attenti?
Si, soprattutto quando andiamo a lavorare sui nostri Stati d’Animo, facciamolo con cura, scegliendo ciò che è meglio per noi, affidandoci alle persone giuste che fanno il loro lavoro con amore e professionalità.
La professionalità non è data da un titolo o da un’iscrizione all’albo.
Tutte queste guerre tra Coach, psicologi e Counsellor, che senso hanno?
Sinceramente, ogni volta che leggo certi post mi spancio dalle risate nel leggere che ci sono questi “professionisti” che passano più tempo a criticare ciò che fanno gli altri, piuttosto che portare avanti la loro missione: aiutare le persone facendo bene il loro lavoro.
Detto ciò, auguro a ciascuno di voi di trovare la guida giusta.